Officina Teatrale è un “cantiere di scrittura e collaudo” che Rodolfo di Giammarco tiene ogni anno, fra Ottobre e Giugno, presso il teatro Belli.

La fase di scrittura vede un gruppo di giovani drammaturghi esercitarsi sulla realizzazione di uno o più microdrammi, su un tema fisso (uno per “quadrimestre”); i testi hanno una prima fase di “collaudo” nei due incontri settimanali che il laboratorio prevede: qui gli autori sottopongono i loro elaborati ad un primo test di tenuta teatrale attraverso la lettura a voce alta e l’intervento critico del conduttore e degli altri partecipanti.

La fase conclusiva del collaudo è quella in cui interviene l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” che mette a disposizione un regista-docente, degli allievi registi e un gruppo di giovani attori ( a volte neo-diplomati, a volte ancora in formazione) per la messa in scena dei testi migliori prodotti dal “cantiere”. Il regista-docente incontra i drammaturghi, si
confronta con loro sull’idea centrale di ogni pezzo, sui punti di forza e gli eventuali punti deboli, decide con loro se sono necessari tagli o riscritture, e questo processo continua in fase di prova, con il contributo essenziale dei giovani attori che esercitano così (talvolta scoprono) la loro sapienza teatrale su quello che è “recitabile” o meno, attraverso per esempio le resistenze che incontrano a pronunciare una battuta poco incisiva o ad affrontare un nodo drammatico irrisolto. Si attivano così processi importanti di “pedagogia orizzontale” in cui
giovani autori e giovani interpreti hanno la preziosa occasione non solo di affinare sul campo i propri ferri del mestiere, ma di scoprire gli uni come “funziona” la creatività e il lavoro degli altri.

Il collaudo si conclude con una essenziale messa in scena dei testi, che avviene anch’essa al Teatro Belli, e che riflette nella sua struttura l’andamento del laboratorio: nel primo tempo vengono presentati i testi del primo quadrimestre (tema di quest’anno “Comune sentire, senza barriere di genere: un dato percepibile nella contaminazione dei ruoli, dei gesti, dei miti contemporanei”), nel secondo, quelli del secondo quadrimestre (tema: “Essere dignitosi o essere impostori, questo è il problema per sopravvivere in una società incivile(?)”).

Interpreti sono, quest’anno, gli allievi del primo anno del corso di recitazione guidati da Massimiliano Farau affiancato da Jeffrey Crockett dell’American Conservatory Theater di San Francisco per il training vocale.

Farau, con la collaborazione di Bruno Buonincontri (scene) Ilaria Albanese (costumi), Camilla Piccioni (luci) ha scelto uno spazio di collaudo composto da un ampia lingua grigia centrale che è il vero e proprio luogo di messa in scena e azione, circondato dal palcoscenico nudo dove sono collocati a vista gli elementi scenici disposti via via dagli attori stessi sotto lo sguardo del pubblico, a sottolineare ancora una volta la natura “cantieristica” del progetto.

Uffici, caffè, alberghi, stazioni, ristoranti, atelier, auto a noleggio e gli altri luoghi in cui si consumano gli incontri fugaci e si declinano i rapporti “fluidi” della nostra contemporaneità ( comprese un paio di versioni del vecchio salotto, sempre più incline a trasformarsi in “camera della tortura”) vengono così evocati da essenziali elementi d’arredo, mentre una colonna sonora provocatoriamente “pop” introduce, fra allusioni, citazioni e strizzate d’occhio, i diversi microdrammi.

 http://www.accademiasilviodamico.it/public/galleria1/108062016113325_media1.jpg

Officina Teatrale è un “cantiere di scrittura e collaudo” che
Rodolfo di Giammarco tiene ogni anno, fra Ottobre e Giugno, presso il
teatro Belli.

La fase di scrittura vede un gruppo di giovani
drammaturghi esercitarsi sulla realizzazione di uno o più microdrammi,
su un tema fisso (uno per “quadrimestre”); i testi hanno una prima fase
di “collaudo” nei due incontri settimanali che il laboratorio prevede:
qui gli autori sottopongono i loro elaborati ad un primo test di tenuta
teatrale attraverso la lettura a voce alta e l’intervento critico del
conduttore e degli altri partecipanti.

La fase conclusiva del collaudo
è quella in cui interviene l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica
“Silvio d’Amico
” che mette a disposizione un regista-docente, degli
allievi registi e un gruppo di giovani attori ( a volte neo-diplomati, a
volte ancora in formazione) per la messa in scena dei testi migliori
prodotti dal “cantiere”. Il regista-docente incontra i drammaturghi, si
confronta con loro sull’idea centrale di ogni pezzo, sui punti di forza
e gli eventuali punti deboli, decide con loro se sono necessari tagli o
riscritture, e questo processo continua in fase di prova, con il
contributo essenziale dei giovani attori che esercitano così (talvolta
scoprono) la loro sapienza teatrale su quello che è “recitabile” o meno,
attraverso per esempio le resistenze che incontrano a pronunciare una
battuta poco incisiva o ad affrontare un nodo drammatico irrisolto. Si
attivano così processi importanti di “pedagogia orizzontale” in cui
giovani autori e giovani interpreti hanno la preziosa occasione non solo
di affinare sul campo i propri ferri del mestiere, ma di scoprire gli
uni come “funziona” la creatività e il lavoro degli altri.

Il
collaudo si conclude con una essenziale messa in scena dei testi, che
avviene anch’essa al Teatro Belli, e che riflette nella sua struttura
l’andamento del laboratorio: nel primo tempo vengono presentati i testi
del primo quadrimestre (tema di quest’anno “Comune sentire, senza
barriere di genere: un dato percepibile nella contaminazione dei ruoli,
dei gesti, dei miti contemporanei”), nel secondo, quelli del secondo
quadrimestre (tema: “Essere dignitosi o essere impostori, questo è il
problema per sopravvivere in una società incivile(?)”).

Interpreti
sono, quest’anno, gli allievi del primo anno del corso di recitazione
guidati da Massimiliano Farau affiancato da Jeffrey Crockett
dell’American Conservatory Theater di San Francisco per il training
vocale.
Farau, con la collaborazione di Bruno Buonincontri
(scene) Ilaria Albanese (costumi), Camilla Piccioni (luci) ha scelto
uno spazio di collaudo composto da un ampia lingua grigia centrale che è
il vero e proprio luogo di messa in scena e azione, circondato dal
palcoscenico nudo dove sono collocati a vista gli elementi scenici
disposti via via dagli attori stessi sotto lo sguardo del pubblico, a
sottolineare ancora una volta la natura “cantieristica” del progetto.

Uffici,
caffè, alberghi, stazioni, ristoranti, atelier, auto a noleggio e gli
altri luoghi in cui si consumano gli incontri fugaci e si declinano i
rapporti “fluidi” della nostra contemporaneità ( comprese un paio di
versioni del vecchio salotto, sempre più incline a trasformarsi in
“camera della tortura”) vengono così evocati da essenziali elementi
d’arredo, mentre una colonna sonora provocatoriamente “pop” introduce,
fra allusioni, citazioni e strizzate d’occhio, i diversi microdrammi.

Tutte le date
Teatro Belli
  • 12 Giugno 2016 - ore 16:30
  • 13 Giugno 2016 - ore 16:30