“Il meccanico” di Simone Spezia per la regia di Marco De Rossi

sarà in scena al Teatro San Gaetano di Castion

Il Teatro San Gaetano di Castion (Belluno) sabato 17 e domenica 18 ospita lo spettacolo Il Meccanico, testo drammaturgico di Simone Spezia per la regia di Marco De Rossi con Alessandro Casiglia.
La pièce narra la storia di Stergo, un uomo solitario, un meccanico, che nasconde negli occhi la sofferenza di una vita soffocata dietro il lavoro, passata in officina, si lamenta, urlando al mondo la propria solitudine e la propria frustrazione.
Una frustrazione nata da un’automobile che non funziona, che non riesce ad aggiustare, che produce un costante e fastidioso rumore e che sembra non volersene andare. Il protagonista lentamente cade in preda alla disperazione: parla da solo, urla, si confessa, si interroga finché inizia a sentire qualcosa oltre al suono fastidioso dell’auto: il passato torna… la Madre, il Padre, la sorella, e un continuo estenuante battibecco con una figura misteriosa, tremendamente somigliante a lui.
L’officina per lui è la migliore via di fuga. Anzi l’unica possibile. In questa officina, che si è costruito, ricordi riaffiorano, confusi, dolorosi, e la verità si rivela in un destino forse inevitabile, andando sempre più in profondità della propria esistenza in una dimensione in cui l’officina stessa, i pezzi, i guasti diventano oggetti e personaggi del mondo interiore di Stergo.
Questo spettacolo nasce da un’immagine: un bancale degli attrezzi ben fornito e un crocifisso, proprio sopra quest’ultimo. Un meccanico. Una branda malmessa accanto al bancale. E così prende forma un luogo metafisico dove Stergo, il meccanico, mette in scena brandelli di vita, dove un passato scomodo torna senza mezza misure a reclamare il diritto di essere riconosciuto e accettato, un passato difficile, colpevole, un passato forse troppo amaro da buttar giù.
Una vita a sistemare i problemi degli altri, cosicché quest’ultimi possano continuare ad andare avanti nella vita. Stergo invece, è sempre là, immobile, imprigionato dalla paura di vivere, dalla paura di essere umano, con tutti i problemi che comporta, problemi che talvolta non puoi sistemare con un cacciavite e un alesatore, problemi che a volte, non potrai mai sistemare, ma solo accettare, e andare avanti. L’officina/prigione, un luogo che forse neanche esiste, che forse, potrebbe essere il suo contrappasso, l’eternità passata a sistemare i guasti degli altri… Tutto cambia quando trova una macchina che non riesce a sistemare. STERGO si dispera, per giorni, mesi, forse per anni. Qualcosa ha smesso di funzionare, adesso, non riesce neanche più a sistemare i problemi degli altri, adesso, non è più un meccanico, e se non è più un meccanico, cos’è?.
Un’officina, che non è solo un’officina, diviene letteralmente palcoscenico di una discesa profonda e senza filtri nell’animo umano. La storia, sospesa, come i pezzi di un’automobile, è l’epilogo di una vita sprecata, una vita isolata, una vita cui è difficile trovare un senso, senza mettere insieme i pezzi.
Lo scopo ultimo di Stergo, un meccanico solitario, è di sistemare una “maledetta” automobile che emette un rumore fastidioso, eterno, ripetitivo; i suoi sforzi sono vani, ogni tentativo di riassemblare l’automobile, niente altro che la propria esistenza, è inutile.
I guasti sono destinati all’eternità, perché le nostre vite, proiettate in questa officina/ prigione/purgatorio, sono sempre più smembrate, a pezzi, giorno dopo giorno, in un loop di domande.
La messa in scena si sviluppa con una multimedialità di output: suoni, voci distorte e video faranno capolino sul palcoscenico attraverso un’autoradio e una tv, evolvendo la semantica dei linguaggi e del loro contaminarsi.
Il pubblico diviene testimone di uno schizofrenico dialogo interiore che prende corpo e suoni attraverso gli elementi della scena, apparentemente disuniti, ma fatalmente connessi, verso una redenzione che poco avrà di salvifico.
Come un’automobile, anche il proprio essere ha bisogno che tutte le proprie componenti non abbiano dei guasti, affinché si possa affrontare la strada che si pone davanti.
I guasti generano altri guasti, i problemi genano altri problemi, e risalire alla fonte diventa sempre più difficile per il protagonista; un protagonista solo in mezzo alla ferraglia fredda e sporca della propria anima.
La solitudine è il centro dello spettacolo, ma quanto davvero possiamo essere soli in un mondo dove ci vengono proiettate le aspettative e i problemi degli altri? Quanto realmente possiamo salvarci in un mondo che ci trascina a terra, se non usciamo dal nostro guscio? Quanto i pezzi della nostra vita possono rimanere staccati e soli se un giorno volessimo renderci davvero conto di chi siamo?
Per avere una risposta a tutti gli interrogativi non resta che andare a teatro.


IL MECCANICO

di Simone Spezia
con Alessandro Casiglia regia di Marco De Rossi

con la partecipazione di
Anja Andjelic, Irene Garattoni Raffaella Bozzi e Massimo Pellegrino

progetto fotografico Irene Garattoni oggetti di scena Vinicio De Rossi luci e suoni Marco De Rossi

produzione AUGE teatro
co-produzione Pro Loco Pieve Castionese con la collaborazione di Alma Studios
e il supporto di Officina Quadrifoglio

Per info scrivere a: info@prolocopievecastionese.it