
‘La scrittura del grande drammaturgo tedesco del secolo scorso è costantemente in bilico nel fulcro della crisi di un’epoca; racconta la modernità, la desolazione, plasmando la materia mitica e tragica e restituendola in figure dell’esilio del nostro tempo.
contemporaneità mostrandoci dei paesaggi nei quali degli eroi è rimasta solo una ’traccia’, un’orma sulla riva di fiumi e mari devastati e contaminati.
I nostri giovani registi si interrogano sul tempo e sull’arte con lo sguardo inverso dell’Angelo della Storia di Müller, che da un futuro tragico viaggia verso di noi guardando il passato dietro le nostre spalle.’
Giorgio Barberio Corsetti
Durata 35 minuti
Durata 35 minuti
Durata 30 minuti
solo parte del paesaggio e non più protagonisti, non più eroi.
Info-line 366 6815543 – attiva dal 16 febbraio – ore 10.30/15.00 (domenica esclusa)
HEINER MÜLLER TRE PAESAGGI
23 al 26 febbraio 2017 l´Accademia Nazionale d´Arte Drammatica “Silvio
d´Amico” presenta Heiner Müller tre paesaggi, studi ideati e diretti con
la guida di Giorgio Barberio Corsetti dagli allievi del II anno del
Corso di Regia, Tommaso Capodanno, Paolo Costantini, Marco Fasciana.
scrittura del grande drammaturgo tedesco del secolo scorso è
costantemente in bilico nel fulcro della crisi di un'epoca; racconta la
modernità, la desolazione, plasmando la materia mitica e tragica e
restituendola in figure dell'esilio del nostro tempo.
osserva il mito di Giasone e Medea e le tragedie shakespeariane di Tito
Andronico e di Amleto attraverso le rovine della storia e della nostra
contemporaneità mostrandoci dei paesaggi nei quali degli eroi è rimasta
solo una ’traccia’, un’orma sulla riva di fiumi e mari devastati e
contaminati.
tempo e sull’arte con lo sguardo inverso dell’Angelo della Storia di
Müller, che da un futuro tragico viaggia verso di noi guardando il
passato dietro le nostre spalle.’
progetto ha coinvolto quattro Corsi dell´Istituzione: gli allievi di
Regia, l´intera classe di Recitazione del II anno, gli allievi del
Master di Drammaturgia e Sceneggiatura nella funzione di dramaturg e
quelli del Master di Critica giornalistica per la comunicazione, e
infine otto giovani attori professionisti diplomati in Accademia.
laboratorio, durato tre mesi, ha prodotto uno spettacolo itinerante
pensato per gli spazi fortemente evocativi di Villa Piccolomini.
di Giorgio Barberio Corsetti come maestro delle giovani generazioni di
registi, autori e attori dell’Accademia si rinnova ormai da tre anni
proponendo ogni volta agli allievi uno studio esaustivo di un autore, da
cui trarre poi autonomi progetti di elaborazione scenica: prima
Pasolini, poi Kleist, ora Müller. Sono nati così Anatomia Tito Fall of
Rome Un commento shakespeariano, Paesaggio con Argonauti e
HamletMaschine, tre diversi studi di altrettante opere dell’autore
tedesco.
testo, inedito in Italia, viene per la prima volta messo in scena. Il
suo traduttore, Francesco Fiorentino, ha gentilmente concesso i diritti
di rappresentazione all’Accademia, prima ancora della prossima
pubblicazione.
Andronico di Shakespeare. Nel progetto scenico di Marco Fasciana
l’azione si svolge attorno a un muro che diventa, di volta in volta, il
luogo in cui Tito macella i suoi nemici o si prende cura della figlia
violata e mutilata. Su tutti i personaggi spicca la figura di un
clown-narratore che commenta (come recita il titolo) l’opera di
Shakespeare, ragionando sulla caduta degli imperi e sul rapporto tra “il
primo e il terzo mondo”.
pubblico entra in un cabaret anni ’30, dove viene rappresentata, divisa
in numeri, tra una canzone e l’altra, come nel più classico varietà, la
storia di Amleto o, meglio, dell’attore che lo interpreta.
è forse il testo più ‘intimo’ di Müller; non solo il titolo reca in
maiuscolo le iniziali del suo nome, ma durante il dramma viene strappato
un ritratto dell’autore.
l’ambientazione del cabaret è nata da uno studio sulla figura del clown e
del saltimbanco nell’opera del dramamturgo e si collega con l’obbligo,
per Amleto, di ripetere ogni volta la sua storia dolorosa ad un pubblico
da intrattenere.
con Argonauti è la riscrittura mülleriana del mito di Medea e del
viaggio verso la Colchide degli eroi greci guidati da Giasone, così come
narrato da Apollonio Rodio.
quadrata, da cui emergono cumuli di vestiti e argonauti-naufraghi,
personaggi persi, senza più patria. Sono, come suggerisce il titolo,
solo parte del paesaggio e non più protagonisti, non più eroi.
principio drammaturgico che ha guidato la messa in scena è quello
dell’ambiente: l’allievo regista ha creato una situazione fatta di acqua
e musiche elettroacustiche dal vivo, volte a riprodurre “paesaggi
sonori”, in connubio o in contrasto con le azioni e le parole degli
attori.