L’Accademia saluta un maestro, un amico e un compagno come Andrea Camilleri.
Per noi è ancora e sempre qui, in teatrino o in aula, a lavorare, fumare, arrabbiarsi, ridere e raccontare per cercare di trasmettere ai nuovi allievi la passione del teatro e la passione per ogni conoscenza.
Lo salutiamo tutti noi insieme, docenti, studenti e personale tutto, con un sorriso che è il rovescio del dolore di oggi.
Per ricordarlo usiamo le sue parole, che meglio delle nostre gli rendono ragione.
Andrea ci racconta cos’è un regista, ce lo racconta in Le parole raccontate – Piccolo dizionario di termini teatrali. E ci racconta il momento in cui deve dire addio. Il momento in cui il direttore di palcoscenico – che in teatro è un po’ l’alter ego di Dio – ti fa uscire di scena:
La prima volta che mi trovai a lavorare con un vero direttore di scena, questi, la sera della “prima”, appena dati i cinque minuti, mi disse:
“E ora levati dalle scatole, non ti voglio vedere in palcoscenico.”
“Perché?”
“Perché qui tu non servi più, fai confusione.”
Mi allontanai non solo dal palcoscenico, ma dal teatro, conscio della verità di quanto mi aveva detto. Io diventavo inutile quando tutto quello che avevo fatto cominciava a pigliare vita. Com’è complicata la paternità.”
Andrea Camilleri è stato per noi tutti, allievi registi dell’accademia, un maestro, ma anche qualcosa di più, qualcosa come una padre, ironico, scapestrato e troppo intelligente. E ha dato vita alle sue e alle nostre passioni, e ai nostri sogni.
Adesso che Andrea è andato via, per non fare confusione, noi sappiamo che non è lontano dal palcoscenico del teatrino. E ci aspettiamo di rivederlo comparire, una sigaretta e un racconto da regalarci.
Il Direttore, il Presidente, i docenti e gli allievi dell’Accademia salutano il Maestro e compagno di una intera vita di passione.