VIE Festival continua il suo percorso di attraversamento della contemporaneità nello spettacolo dal vivo, proponen- do e intersecando forme sceniche differenti. Dal teatro alla danza, dalla musica al cinema, la ricerca artistica scava in profondità ma non indica soluzioni, semmai solleva qual-
che dubbio e invita alla riflessione. I dubbi e le riflessioni di questa dodicesima edizione sono come ogni anno il frutto del lavoro di artisti italiani e internazionali, di giovani emergenti e di Maestri della scena come Theodoros Terzopoulos, Oskaras Koršunovas, Juozas Budraitis.
Oltre a un piccolo omaggio alla scena cinese con i lavori di Wang Mengfan, Li Jianjun e degli allievi della Central Aca- demy of Drama di Pechino, ci sono alcuni fili rossi che legano le proposte di questa edizione.
Il cinema è il primo filo rosso, l´utilizzo di tecniche e di- spositivi scenici per una visione sul grande schermo, unisce le NanoDanze di Michèle Anne De Mey e Jaco Van Dormael (autore e regista del film “Dio esiste e vive a Bruxelles”) alle storie collettive dei Berlin, i fotogrammi dipinti a mano da Gianluigi Toccafondo per i film che accompagnano il concerto dei C´mon Tigre alle proiezioni narrative dell´installazione di Luca Brinchi e Daniele Spanò, e ancora al dispositivo scenico di Anne-Cécile Vandalem.
Sul secondo filo viaggia la musica che la fa da padrone nel concerto-spettacolo dei C´mon Tigre, arricchisce il lavoro di Stefano Ricci ed è strumento drammaturgico per il teatro musicale della Vandalem.
Un altro filo rosso tocca la sfera della libertà, della censura e del disagio. L´inferno “in terra” è quello quotidiano di Sartre portato in scena da Andrea Adriatico, ma è anche quello delle prigioni russe, scenario in cui il Belarus Free Theatre ambienta il suo nuovo lavoro che racconta storie di artisti perseguitati per la loro arte, a cominciare dalla storia di Maria Alyokhina, membro del collettivo Pussy Riot, qui per la prima volta in veste di attrice. Ma la libertà di un artista sta anche semplicemente nel poter mettere in scena un testo nel modo che ritiene più consono alla sua cifra e al suo percorso, una libertà molto spesso negata da coloro che detengono i diritti d´autore. Come appena successo ai Motus che si sono visti negare la possibilità di riallestire “Splendid´s” di Genet con un cast di sole donne, e che da questo divieto hanno trat- to ispirazione per il loro nuovo lavoro. Di censura in senso più ampio si parla ancora nel lavoro della Vandalem, che affronta anche il tema del disagio e del suicidio, che ritroviamo negli spettacoli di Mattias Andersson e Babilonia Teatri.
La pittura e il disegno sono il filo rosso che unisce l´omag- gio di Virgilio Sieni a Giorgio Morandi, e gli spettacoli segnati dal tratto di due tra i più prestigiosi illustratori italiani, Stefa- no Ricci e Gianluigi Toccafondo.
L´ultimo filo rosso è il futuro. E il futuro sono i giovani, i giovani del disagio descritto dallo svedese Andersson e da Babilonia Teatri, ma anche i giovani artisti emergenti ospiti al Festival (ErosAntEros, CollettivO CineticO, Gli Omini, Pier- giorgio Milano, Carullo Minasi), e soprattutto i giovani allievi delle cinque scuole attoriali legate al Progetto Prospero, tra i quali i giovani attori e drammaturghi della Scuola ERT diretta da Antonio Latella che con il loro progetto sulla stirpe degli Atridi ci condurranno di nuovo in ‘un´estasi teatrale´.