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Anna parla a nome dell'Accademia al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

E' in quella occasione che per la prima volta le abbiamo sentito
dire che avrebbe voluto che le sue ceneri restassero nel posto che più
aveva amato, la sua scuola. L'accademia in cui ha testardamente voluto
entrare, dopo due bocciature, da lei ricordate con beffarda insistenza,
che non le hanno impedito di amare il luogo in cui si è formata attrice.
E dove amerebbe restare per sempre, con le ceneri custodite nel
cofanetto verde in sala riunioni. Così recita il suo buffo testamento,
creato come post scriptum alla breve storia della sua vita:
Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo.
Ritengo
sia ideale per contenere le mie ceneri. E' una aspirazione che piano
piano trovero' il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un
mucchietto di ceneri non è appropriato.
Posso tentare…. e se mi ribocciano?
E se poi l'Accademia trasloca?
E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall'Accademia no mai più.
Anna

Aveva
ragione a temere. Non è stato il momento buono per morire: con i lavori
in corso nella sede di via Bellini, in sala riunioni oggi c'è un
trabattello montato e operai che vanno avanti e indietro ridipingendo i
muri per cancellare strisciate di sedie e pedate di allievi. Ma forse è
stato l'ultimo gioco di Anna, che sapeva già che sarebbe andata così,
che l'accademia, al contrario del suo nome tanto serio, è un luogo in
continuo trasloco e trasformazione. Però in questa mutazione, dovunque
siano le sue ceneri, meglio nel dannato cofanetto verde (ma qualcuno ha
visto dov'è finito?!) nella vetrinetta in sala riunioni, lei sarà sempre
con noi.
Lorenzo Salveti, che è stato maestro di
tutti noi, e direttore fino a pochi mesi fa, l'ha diretta in molti
spettacoli e aveva per lei un affetto riservato e severo, come è fatto
lui. Lei lo ricambiava con un amore grato e una stima inscalfibile.


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2° anno Accademia – Saggio 1979
Regia Lorenzo Salveti. “Il Girotondo Artur Schnitzer” “Il Conte e l'attrice” con Sergio Castellitto

Così Anna conclude la pagina dedicata a “quello che ha fatto”, sul suo sito:
Voglio
aggiungere che dal 2007 insegno alla Accademia d'Arte Drammatica Silvio
d'Amico. E' stato il mio sogno entrare, da allieva sono stata bocciata
due volte prima di essere ammessa.
Certe volte entravo nella
scuola salivo l'ascensore fino al 5° piano – la sede allora era in via 4
Fontane nel palazzo di una Marchesa.
Salivo in “Paradiso”
solo per sentire l'odore, attraversare un corridoio fare una domanda
solo per “stare lì”. L'Accademia per me è uno dei posti più “evocativi”
come dicono i poeti. Adesso si trova a Piazza Verdi non lontano da casa
mia ogni volta che ci entro cerco il mio professore. Lorenzo Salveti che
oggi è direttore, lo stringo lo guardo, solo lui conosce quello che
provo quanto amo quella scuola, anche se ora mi chiamano maestra, io
sono una allieva della Scuola d'Arte Drammatica S. d'Amico.
Amo anche la parola Accademia.

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“Assurdo Veaudeville” – Saggio di Diploma – 1979
Ionesco “La cantatrice calva”, Regia di Lorenzo Salveti

Ho avuto la fortuna di conoscere Anna negli ultimi anni, quando è
tornata ad insegnare agli attori e ai giovani drammaturghi con passione,
ironia, disciplina e un'incredibile energia. Ho avuto la possibilità di
condividere con lei dubbi, arrabbiature, programmazioni, orari e lunghe
telefonate, in cui ci confrontavamo sul cosa fare, come farlo. In
realtà Anna sapeva già come voleva procedere e aveva solo bisogno di
qualcuno che le permettesse di chiarirsi obiettivi e modi. L'ultima
classe aperta da lei diretta l'ha vista salire
sul palcoscenico portata a braccia, sulla sua sedia, da due dei suoi
ragazzi, ma nelle prove non aveva avuto alcuna indulgenza né per sé né
per gli allievi. Pretendeva il massimo rigore da ognuno. E il gioco e
l'ironia erano una meta cui si giungeva attraverso tanto serio lavoro.
Poi, sul palcoscenico, condotti da lei, quei ragazzi sembravano grandi
autori e attori comici, stralunati e lievi, amari o assurdi; sapeva
guidare ognuno di loro ad accettare quel se stesso che non conosceva. E'
stata una grande Maestra, difficile ed aspra, in superficie,
infinitamente amata dai suoi allievi. Oggi la ricordo, e con me tutti
quelli che fanno l'Accademia, con affetto e un filo di tristezza, perché
l'aspettavamo ad insegnare l'anno prossimo, finita la tournée del
Piccolo. Siamo pronti ad accoglierla come voleva nella vetrinetta in
sala riunioni, anche se nemmeno questo transito sarà facile. Ma noi le
promettiamo che avremo grande cura di quello che ci ha lasciato, e che
nemmeno un pezzetto di lei andrà perduto o spazzato via.
Daniela Bortignoni