Al di là delle forze umane di Bjørnstjerne Bjørnson

Mise en espace – traduzione di Giuliano d’Amico
con Giuseppe Bevilacqua, Valentina Carli, Flaminia Cuzzoli, Alessio De Caprio, Francesca Giorgini, Matteo Ramundo

TEATRO  KEIROS

sabato 14 aprile 2012 ore 21:00, domenica 15 ore 18:00

NOTE DI REGIA
Eminente figura culturale del secondo Ottocento europeo, Bjørnstjerne Bjørnson (1832-1910) fu co-fondatore, con Ibsen, del dramma borghese in Norvegia; spirito aperto e progressista, con ampi riconoscimenti in ambito internazionale, tra cui il Nobel per la Letteratura nel 1903, compì una parabola artistica particolarmente significativa e originale: dal fascino per una “fede infantile” di un Cristianesimo illuminato secondo gli insegnamenti del teologo Nikolaj Gruntdvig, all´incontro con le teorie positiviste di Comte e Darwin, e agli studi sull´ipnosi e l´isteria di Chacot, parallelamente alla forte attrazione per il naturalismo di Emile Zola. La ricerca del vero in letteratura, nutrita dall´entusiasmo per una evoluzione progressiva delle scienze umane e della società, diviene per lui centro ispiratore costante, con un´attenzione vissuta intensamente per l´impegno politico a favore di una società più giusta e nell´impegno per l´indipendenza della Norvegia  (1905), di cui fu uno degli artefici ( sue le parole dell´inno nazionale ). Si può dire forse che l´attaccamento profondo alla propria terra sia il nucleo generativo e il legame costante di tutte le diverse fasi della sua creatività, declinandosi ed intrecciandosi nei piani estetici, morali, politici, con una forte simbolizzazione del paesaggio, quasi che la forza della natura si interiorizzi nelle voci dei personaggi in un´unica drammaturgia.

Uscito a Parigi nel 1893, Al di là delle forze umane fu composto a partire dal 1878, nel periodo di allontanamento definitivo dell´autore dal Cristianesimo, come lui stesso scrive all´amico Fredrik T.Borg: “Al momento sono impegnato con ciò che va ‘al di là delle forze umane´(…)nel nostro rapporto con gli ideali. Alcuni sono impossibili (quelli religiosi?), altri falsi, altri giusti. Ma andiamo al di là delle nostre forze quando li vogliamo realizzare a tutti i costi“. Il nucleo tematico dell´opera, il rapporto dell´uomo con i propri ideali (la fede) si sviluppa attorno alla nozione di miracolo, inteso come prodigio ed esperienza diretta del soprannaturale, e al contempo paradosso per la fede che è portata a credere dopo aver veduto. Di fatto nel dramma resta sospesa ogni risposta sulla verità o meno dei miracoli, che possono tutti avere spiegazione in ambito scientifico: ciò che viceversa resta vero sino al tragico, è la risultante dei rapporti umani distorti e contaminati quando l´ideale (del pastore Sang) si pone come legislativo e indiscutibile, e pur nelle ottime intenzioni di carità e altruismo, genera oppressione e esaurimento di ogni forza vitale. Risuona, nel comportamento di Sang, il tema della ubris dei personaggi della Tragedia classica, pur nelle vesti della mitezza cristiana, in una struttura dove il dramma familiare, il rapporto della moglie con l´indiscutibile dominanza psicologica e morale del marito, assume raffinati toni di intensa umanità, declinata nella domanda universale sulla natura dell´amore umano, sulla sua necessità a permanere nella misura della reciprocità, del più umile riconoscimento dei limiti.
Nel porre la questione dei rapporti umani al centro dell´opera,fondando il conflitto su un Assoluto che si manifesta ambiguamente nei miracoli e paradossalmente nel comportamento degli uomini in rapporto ad esso, ci pare che questo testo sia uno straordinario esempio di compiutezza formale ed estetica, ed annunci ancor oggi la possibilità di una scrittura che oltrepassi la crisi del dramma moderno,  seguendo una via non di dissoluzione del linguaggio ma un suo ri-orientamento costruttivo. L´insistenza sul colore bianco raccomandato dall´autore, lo scandirsi del tempo delle giornate e degli eventi nel suono delle campane, l´essenzialità dimessa dello spazio, la quotidiana tersità simbolica dei dialoghi, il procedere a stazioni progressive verso una catarsi, la presenza assordante della natura, contaminano il minuto mondo familiare dei personaggi di una poesia che li esprime e li trascende…Di loro resta, violento e più che ‘attuale´ un disperato grido:  un bisogno, un desiderio di fede, “al di qua”delle forze umane, nella possibilità dell´amore.

Giuseppe Bevilacqua