FILOTTETE
di Letizia Russo
Saggio di diploma dell’allievo regista
Carmelo Alù
Teatro Studio ‘Eleonora Duse’
Via Vittoria, 6 – Roma
14-21 dicembre 2018
ore 20:00
 
domenica 17 ore 18
Dal 14 al 21 dicembre 2018 l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” presenta Filottete, di Letizia Russo, riscrittura del testo di Sofocle, saggio di diploma dell’allievo regista Carmelo Alù.
Protagonista Paolo Musio, attore diplomato all’Accademia, insieme ad Alvise Camozzi, Marina Occhionero e allo stesso regista.
Quando penso a Filottete mi viene in mente un uomo imbronciato.

Non l’ho mai visto malato, né tantomeno zoppo. L’ho visto costretto all’inabilità: il tempo, come Odisseo, lo ha lasciato indietro e noi contemporanei alla fine lo abbiamo dimenticato.

 

È un relitto, qualcosa che dovrebbe stare in un posto e invece è franato in un altro.
La bellezza di questa storia sta nella finzione. Il teatro, come in Shakespeare, diventa la chiave per svelare i nodi delle vite umane. Qui è Odisseo che innesca il gioco, diventando un regista per l’attore Neottolemo che sale sul palco e inventa verità, usando la sua vita, credendoci al punto da doverci rinunciare e svelare quindi, allo spettatore Filottete, l’inganno.
Carmelo Alù
Non è un caso che il mito di Filottete, l’uomo abbandonato sull’isola di Lemno da Odisseo durante il viaggio verso Troia, sia stata riscritta da molti autori attraverso i secoli. La sua storia racchiude nel corpo di un uomo martoriato dalla malattia un mistero che solo apparentemente è quello del dolore e del risentimento: Filottete è una domanda
inesauribile sul tempo, sul destino, sulla capacità di resilienza dell’uomo. Dieci anni di solitudine sull’isola di Lemno hanno convinto tutti, dal protagonista a chi oggi torna per trascinarlo al fronte, che solo l’odio possa tenere in vita chi ha subito un’ingiustizia. E invece forse in questi dieci anni di sguardo ficcato sull’orizzonte, in attesa di qualcuno che arrivi a salvarlo, o anche solo della morte che arrivi a spegnere ogni luce, Filottete senza saperlo ha attraversato un tremendo rito di iniziazione. Di cui lui, arciere che non può più contare sul proprio braccio per un misterioso scherzo del destino (come nelle versioni più antiche
del mito), non può riconoscere la natura. Solo l’arrivo di Neottolemo, figlio di Achille, e di Odisseo, tessitore dell’inganno necessario a portare Filottete a quel fronte che non ha mai visto, lo costringeranno a guardare se stesso per quello che è: un uomo, più intero di quanto non voglia pensare lui stesso. Ma in questa storia, che è sempre stata raccontata come terribilmente e esclusivamente maschile, oggi si aggiunge la visione complessa del femminile: unica sopravvissuta di una genia di donne assassine, la Donna di Lemno ha passato dieci anni al fianco di chi sarebbe un eroe, se solo avesse una guerra per dimostrarlo. E sarà lei, spezzando le maglie dei moralismi, dei pre-giudizi, e del tepore del risentimento, a restituire gli uomini al proprio destino, ma anche a scegliere per se stessa un destino diverso.
Letizia Russo
con Paolo Musio, Alvise Camozzi, Marina Occhionero, Carmelo Alù.
Supervisione alle scene Dario Gessati – Costumi Gianluca Falaschi – Luci Pasquale Mari – Supervisione ai Movimenti Francesco Manetti – Aiuto Regia Luca Vassos – Direttore di Scena Alberto Rossi – Sarta Manuela Stucchi –
Foto di scena Riccardo Freda.
Ingresso libero (fino ad esaurimento posti) con prenotazione obbligatoria:
Info line tel. 334 1835543
Attivo dall’11 dicembre (dal lunedì al sabato ore 10-13 e 14-17)
Ufficio stampa
Renata Savo
e-mail : rensavo@gmail.com
tel. 320 1915523

 

 

FILOTTETE
di Letizia Russo
Saggio di diploma dell’allievo regista
Carmelo Alù
Teatro Studio ‘Eleonora Duse’
Via Vittoria, 6 – Roma
14-21 dicembre 2018
ore 20:00
 
domenica 17 ore 18
Dal
14 al 21 dicembre 2018 l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio
d’Amico” presenta Filottete, di Letizia Russo, riscrittura del testo di
Sofocle, saggio di diploma dell’allievo regista Carmelo Alù.
Protagonista Paolo Musio, attore diplomato all’Accademia, insieme ad
Alvise Camozzi, Marina Occhionero e allo stesso regista.
Quando penso a Filottete mi viene in mente un uomo imbronciato.
Non
l’ho mai visto malato, né tantomeno zoppo. L’ho visto costretto
all’inabilità: il tempo, come Odisseo, lo ha lasciato indietro e noi
contemporanei alla fine lo abbiamo dimenticato.
È un relitto, qualcosa che dovrebbe stare in un posto e invece è franato in un altro.
La
bellezza di questa storia sta nella finzione. Il teatro, come in
Shakespeare, diventa la chiave per svelare i nodi delle vite umane. Qui è
Odisseo che innesca il gioco, diventando un regista per l’attore
Neottolemo che sale sul palco e inventa verità, usando la sua vita,
credendoci al punto da doverci rinunciare e svelare quindi, allo
spettatore Filottete, l’inganno.
Carmelo Alù
Non
è un caso che il mito di Filottete, l’uomo abbandonato sull’isola di
Lemno da Odisseo durante il viaggio verso Troia, sia stata riscritta da
molti autori attraverso i secoli. La sua storia racchiude nel corpo di
un uomo martoriato dalla malattia un mistero che solo apparentemente è
quello del dolore e del risentimento: Filottete è una domanda
inesauribile sul tempo, sul destino, sulla capacità di resilienza
dell’uomo. Dieci anni di solitudine sull’isola di Lemno hanno convinto
tutti, dal protagonista a chi oggi torna per trascinarlo al fronte, che
solo l’odio possa tenere in vita chi ha subito un’ingiustizia. E invece
forse in questi dieci anni di sguardo ficcato sull’orizzonte, in attesa
di qualcuno che arrivi a salvarlo, o anche solo della morte che arrivi a
spegnere ogni luce, Filottete senza saperlo ha attraversato un tremendo
rito di iniziazione. Di cui lui, arciere che non può più contare sul
proprio braccio per un misterioso scherzo del destino (come nelle
versioni più antiche
del
mito), non può riconoscere la natura. Solo l’arrivo di Neottolemo,
figlio di Achille, e di Odisseo, tessitore dell’inganno necessario a
portare Filottete a quel fronte che non ha mai visto, lo costringeranno a
guardare se stesso per quello che è: un uomo, più intero di quanto non
voglia pensare lui stesso. Ma in questa storia, che è sempre stata
raccontata come terribilmente e esclusivamente maschile, oggi si
aggiunge la visione complessa del femminile: unica sopravvissuta di una
genia di donne assassine, la Donna di Lemno ha passato dieci anni al
fianco di chi sarebbe un eroe, se solo avesse una guerra per
dimostrarlo. E sarà lei, spezzando le maglie dei moralismi, dei
pre-giudizi, e del tepore del risentimento, a restituire gli uomini al
proprio destino, ma anche a scegliere per se stessa un destino diverso.
 
Letizia Russo
con Paolo Musio, Alvise Camozzi, Marina Occhionero, Carmelo Alù.
Supervisione
alle scene Dario Gessati – Costumi Gianluca Falaschi – Luci Pasquale
Mari – Supervisione ai Movimenti Francesco Manetti – Aiuto Regia Luca
Vassos – Direttore di Scena Alberto Rossi – Sarta Manuela Stucchi –
Foto di scena Riccardo Freda.
Ingresso libero (fino ad esaurimento posti) con prenotazione obbligatoria:
Info line tel. 334 1835543
Attivo dall’11 dicembre (dal lunedì al sabato ore 10-13 e 14-17)
Ufficio stampa
Renata Savo
e-mail : rensavo@gmail.com
tel. 320 1915523

 


Tutte le date
Teatro Eleonora Duse
  • 14 December 2017 - hours 20:00
  • 15 December 2017 - hours 20:00
  • 16 December 2017 - hours 20:00
  • 17 December 2017 - hours 20:00
  • 18 December 2017 - hours 20:00
  • 19 December 2017 - hours 20:00
  • 20 December 2017 - hours 20:00
  • 21 December 2017 - hours 20:00